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Siamo tutti Astro-testimoni (da balcone): Omegon Maksutov 127/1900mm (2° parte)

Cari amici astrofili ed astrofotografi,

questa settimana pubblichiamo la seconda ed ultima parte della recensione che ha come protagonista il  nuovo Maksutov Omegon 127/1900  serie “Advanced”.

Buona lettura!

OMEGON MAKSUTOV 127/1900mm F15 (2° parte)

OMEGON 127/1900 f15

OMEGON 127/1900 f15

 

Continuando a scrivere delle mie esperienze con questo MAK, è obbligatorio dire che – come tutti i telescopi di questa tipologia – necessità del suo tempo per acclimatare al meglio le ottiche con la temperatura esterna a cielo aperto.

La durata di questo periodo varia a seconda di dove viene lasciato a riposo e dal clima esterno nelle diverse stagioni. possiamo affermare che, per gli sbalzi termici più alti, occorre circa un’oretta abbondante prima di acclimatare la temperatura interna del tubo a quella ambientale. In altri periodi dell’anno il tempo necessario per questa operazione potrebbe tranquillamente dimezzarsi. Nel frattempo nessuno vieta di poter utilizzare il telescopio durante l’attesa anche per un uso Deep-Sky a bassi ingrandimenti. Nonostante sia un F15 e cioè uno strumento lento fotograficamente,  non significa che sia meno luminoso di un eventuale telescopio da 127mm F5. Questo è un altro falso mito da sfatare, soprattutto per i principianti. La raccolta di luce è la medesima per entrambi i modelli e se il cielo è buono non si hanno difficoltà a raggiungere stelle di 11ma magnitudine

Aanche con la lunga focale di 1900mm, utilizzando un oculare tipo l’OMEGON PLANETARY ED da 25mm con 60° di FOV,  si otterrebbe sul cielo un campo di vista reale di ben 0,8°! In pratica un terzo di cielo in più della Luna piena che corrisponde a circa mezzo grado di cielo. Certo, non è un’immagine di tipo panoramica come in un binocolo 8×40 però è più che sufficiente per osservare tantissimi oggetti del profondo cielo con la medesima soddisfazione che si avrebbe se si utilizzasse un classico Newton 114/900 F8 con un oculare da 12mm. Non ho avuto occasione di fare il confronto ma credo che il MAK in questione risulterebbe superiore grazie alla sua alta riflettività e al performante antiriflesso utilizzato che ottimizza le prestazioni nonostante il numero maggiore di elementi ottici in gioco ( le 5 del Mak contro le sole 2 del Newton!).

Proprio l’antiriflesso del Menisco mi ha impressionato. Ha un colore tendente al magenta/viola molto intenso che mi ricorda il trattamento che veniva usato nei prodotti militari Russi ma, a differenza di quelli, questo presenta ulteriori riflessi interni sul verde chiaro. E’ a mio avviso un trattamento a banda larga molto efficace che lascia passare e concentrare sullo specchio primario una grande quantità di luce. Credo infatti che non dovrebbe aver problemi a lasciar passare dalla spessa lente del Menisco più del 97% della luce raccolta. Per ultimo, rende l’ottica affascinante dal punto di vista estetico, 🙂 un parametro che non metto mai in secondo piano ed al quale mi piace dare il giusto risalto.

Il bellissimo e performante antiriflesso utilizzato nel Menisco

Il bellissimo e performante antiriflesso utilizzato nel Menisco

Un plauso va sia alla grande riflettività dello specchio principale che offre sempre immagini intensamente brillanti rispetto all’apertura (non certo generosa) di 127mm dell’obbiettivo che alla lavorazione dello specchio secondario. Quest’ultimo infatti – secondo la mia personale esperienza – sarà lavorato perlomeno ad 1/7 di lambda. Non ho dati interferometrici che possano avvalorare la mia tesi ma scommetterei che siamo molto al di sopra della Difraction Limited (la lavorazione base per ottenere uno strumento che offra immagini accettabili) .

L’esterno del tubo è in alluminio lucido colorato di nero metallizzato, proprio come piace a me. Volendo ci si può mettere sopra dell’adesivo simil-carbonio bianco per poterlo utilizzare nell’osservazione diurna e farlo scaldare meno possibile ma personalmente a me piace così. La scritta Omegon posta nella parte laterale anteriore sinistra fa bella mostra di se con un colore tra l’oro e il bronzo. Sempre lateralmente, posti più indietro, vi sono due adesivi con sopra nella parte destra la catalogazione dello strumento e nella parte sinistra L’IMPORTANTISSIMO AVVERTIMENTO DI NON PUNTARE IL SOLE SENZA LE OPPORTUNE PROTEZIONI (filtri solari a piena apertura da porre di fronte all’obbiettivo) Bene, con il sole non si rischia mai.

Avvertimento di PERICOLO in evidenza di non puntare il SOLE senza le adeguate protezioni per questo genere di osservazione.

Avvertimento di PERICOLO in evidenza di non puntare il SOLE senza le adeguate protezioni per questo genere di osservazione.

La barra Vixen ha una lunghezza complessiva di 18cm ed è serrata al tubo tramite 4 mini viti poste alle estremità della barra stessa e fissate all’interno del tubo. Non presenta la classica anodizzazione nera ma una specie di verniciatura a forno leggermente rugosa. Sopra nella parte posteriore è fissata anche una basetta con misura standard per il serraggio di vari tipi di supporti per cercatori a sgancio rapido con una singola vite cromata per il serraggio di quest’ultimi. Per il test, la Omegon fornisce in dotazione un semplice Red-Dot di tipo Reflex a punto rosso ma in catalogo è presente anche un altro Red-Dot in metallo denominato RDA che onestamente preferisco dato che ha la possibilità di diversificare il tipo di punto rosso. Detto questo devo ammettere che anche quello in dotazione svolge egregiamente il suo compito di puntatore.

Tornando nella parte posteriore dello strumento, vi sono tre viti che servono a mantenere serrata la culatta in lega al tubo. Più internamente a queste viti, si trovano tre tappini in gomma di forma non proprio circolare ma allungata. Una volta estratti questi gommini danno la possibilità di accedere alle doppie viti di regolazione dell’allineamento dello specchio primario che, nel caso lo strumento si scollimasse, permette di ricollimarlo facilmente.

Solitamente è molto difficile che un telescopio Maksutov si possa scollimare MA in caso servisse una messa a punto, ricordiamo a tutti che le doppie viti di regolazione sono li dentro.

Quasi al centro della foto è visibile uno dei tre punti aperti dal tappo in gomma da dove poter effettuare la collimazione dello specchio primario del MAK 127/1900mm OMEGON

Quasi al centro della foto è visibile uno dei tre punti aperti dal tappo in gomma da dove poter effettuare la collimazione dello specchio primario del MAK 127/1900mm OMEGON

Bella anche la piccola manopola in alluminio satinato da ruotare per far spostare lo specchio in avanti ed indietro per trovare la giusta messa a fuoco. La trovo ben dimensionata ed ha un movimento fluido senza giochi. Oltretutto mi è capitato di trovare  in più di un esemplare di altri modelli, una deriva di immagine molto accentuata durante la messa a fuoco, denominata anche “immagine Shift”. Questo fastidioso problema dipende dalle grandi tolleranze  meccaniche e di assemblaggio usate durante le varie fasi di produzione di telescopi di tipo catadriottico con messa fuoco a mezzo spostamento dello specchio primario.

Se l’entità dell’image shift è elevata, l’esperienza osservativa e fotografica con un telescopio tipo maksutov può diventare davvero snervante.

Durante la messa a fuco, l’oggetto al centro dell’oculare o del campo di ripresa della camera potrebbe uscire dal campo inquadrato con le conseguenze che immaginate. In questo modello preso in esame mi sono accorto della deriva superati i 240x “ingrandimenti”. Si evidenziava un leggerissimo spostamento (alto/basso) di Saturno durante la messa a fuoco. Se questo è lo standard costruttivo di questa sere, rinnovo i miei complimenti ai costruttori Cinesi della Omegon.

La dotazione di questo MAK 127 OMEGON comprende, oltre due buoni oculari di tipo “K” da 25mm e 10mm di focale, anche un diagonale a specchio a 90° che (come tutti i diagonali stellari di questo tipo) fornisce un’immagine raddrizzata alto/basso ma rovesciata destra/sinistra. La costruzione esterna sembra molto economica con una plastica non troppo spessa, eppure la qualità dello specchio interno è ammirevole. Una sera, l’ho sostituito con altro tipo dielettrico con scafo completamente in metallo ma non notando differenze sostanziali, alla fine ho re-inserito ed usato quello in dotazione.

Ho osservato inoltre con molta attenzione i paraluce interni del telescopio per poterne evidenziare e spiegare meglio nelle due immagini sottostanti di che si tratta. Ho scattato all’interno del tubo alcune foto di notte con il Flash.

Il primo paraluce interno posizionato sulla lente Menisco

Il primo paraluce interno posizionato sulla lente Menisco

Da questa immagine si riesce ad evidenziare bene il paraluce che circonda la zona alluminata centrale del Menisco che fa da specchio secondario e che concentra la luce dello specchio più grande in fondo verso l’oculare od un eventuale camera CCD. Come visibile in foto, ha una dimensione leggermente superiore a quella della zona alluminata, creando una specie di paraluce fatto ad imbuto. risulta perfettamente annerito e dimensionato per il progetto non lasciando passare minimamente luci parassite all’interno del tubo. Il tubo stesso ha un diametro sovradimensionato (150mm) rispetto alla lente del Menisco (127mm) ed al suo interno per tutta la sua lunghezza risulta completamente anodizzato e filettato per ottimizzarne il contrasto e ridurre al minimo qualsiasi luce parassita.

Infine nell’immagine sotto oltre la filettatura interna del tubo è possibile vedere “il punto critico per i riflessi” e cioè l’ultimo paraluce posto al centro dello specchio primario dove va a concentrarsi la luce prima di giungere all’oculare.

Ottimamente dimensionato anche il paraluce interno dello specchio primario

Ottimamente dimensionato anche il paraluce interno dello specchio primario

Ho misurato in 4cm l’ostruzione centrale calcolando anche la zona attorno all’alluminatura che viene sovra ostruita dalla forma ad imbuto del primo paraluce presente al Menisco. Questo dato porta lo strumento ad avere tramite un  semplice calcolo un’ostruzione in percentuale del 31,5%.

d”diametro in mm del secondario” / D”diametro in mm dello specchio primario”x100)= 40mm:127mm=0,315×100= 31,5%

Questo valore – che lascia liberi e non ostruiti solo 87mm di apertura – risulta alto per uno strumento ottimizzato per l’alta risoluzione eppure nella pratica non è cosi! Durante un test di confronto eseguito utilizzando la Luna come target,  il Mak 127 si è letteralmente “mangiato” in contrasto e dettaglio il mio pur ottimo rifrattore Achro 120/1000 F8,3 ottimizzato per l’alta risoluzione.Inutile aver utilizzato sul rifrattore filtri tipo W11 giallo/verde, Moon&Skyglow ed addirittura il più selettivo Contrast Booster. il Maksutov OMEGON 127 forniva sempre e comunque immagini non solo più contrastate, ma anche più ferme rispetto al rifrattore da 1cm in meno di diametro.

In quasi tutte le sere del test questo strumento mi ha regalato ottime e taglienti immagini sia di Marte (nonostante il piccolo diametro ha mostrato sempre zone scure della superficie e della sua geografia) che di Saturno. Su quest’ultimo il MAK OMEGON ha evidenziato sull’anello una divisione di Cassini color nero pece e diverse bande ben percettibili sul disco. Utilizzando l’oculare da 8mm Flat ED a 237,5x ingrandimenti ho avuto una delle migliori visioni di Saturno che io ricordi, paragonabile a quelle di quando osservavo con uno dei migliori rifrattori apocromatici: il Takahashi TSA102.

…un risultato mica male per il piccolo MAK della OMEGON! 🙂

L’immagine di Saturno era spettacolarmente incisa e di un apocromaticità assoluta.

…sarebbe stata un peccato sciuparla con dei filtri di qualsiasi genere!

In bella mostra a sud di Saturno troviamo sempre il suo satellite, Titano. Ad Ovest nonostante l’inquinamento luminoso era ben evidenziato anche Rea un ulteriore satellite di Saturno. Solo a tratti vi si formava una leggerissima interferenza che smuoveva appena l’anello. Un po’ come quando si ascolta la radio con un eccellente stereo ma ad un tratto una leggerissima interferenza “rovina” la magia del suono pulito.

Che dire… è stata un esperienza osservativa molto simile a questa descrizione da puro audiofilo! 🙂

Ho provato tanti oculari di tutte le focali su questo telescopio ma alla fine ho sempre preferito i modelli OMEGON Flatfield ED che effettivamente sembrano ottimizzati per questo telescopio F15 (ricordo che non è un F11,8 con focale di 1500 come gli altri MAK da 127mm venduti da altre marche) . Il MAKSUTOV OMEGON 127/1900mm è uno strumento ideato e realizzato per essere eccellente nell’osservazione planetaria. La sua scarsa sensibilità al cattivo seeing mi ricorda i vecchi rifrattori da F12,5 ed F15 di fabbricazione Giapponese che ho avuto la fortuna di provare da giovane nei primi anni 90. La differenza principale (esccludendo quella fisica)  tra questi due tipi di strumenti ottimizzati per l’alta risoluzione che ho riscontrato è la quasi completa assenza da parte del Maksutov della profondità di fuoco. A differenza dei lunghi rifrattori Achro che lasciano molto più ampio respiro nella messa a fuoco, nel Maksutov, o si è a fuoco oppure non lo si è affatto.

Il fuoco è univoco sempre e comunque.

Basta un decimo di giro della manopolina di messa a fuoco posteriore e si è immediatamente visibilmente fuori fuoco, con questa caratteristica non vi è possibilità di sbagliare lasciando il bersaglio leggermente sfuocato anche se sembra di no come accade per i lunghi rifrattori. Per altri veterani come me invece la profondità di fuoco è una caratteristica più apprezzabile. A mio avviso, per esempio in fotografia digitale, avere un fuoco univoco è molto meglio mentre nel visuale alla fine non cambia molto, solo il dover ruotare qualche secondo di più la manopolina della messa a fuoco.

Per ultimo il tappo anteriore in plastica rigida ha due rientranze interne a molla laterali all’estremità che lo serrano efficacemente sopra l’obbiettivo senza timore che si possa levare, un ottima protezione.

 L'OMEGON 127/1900 montato sulla OMEGON EQ 300 di serie

L’OMEGON 127/1900 montato sulla OMEGON EQ 300 di serie

CONCLUSIONI

Certo è che le cose sono cambiate parecchio da quando con gli amici astrofili (durante le mitiche osservazioni pubbliche) discutevamo sia di strumenti che accessori di tutti i tipi compresi i “Made in China” come è questo MAKSUTOV 127/1900 commercializzato dalla OMEGON. Prodotti Cinesi che consideravamo non proprio all’altezza delle produzioni Americane, Giapponesi e sopratutto Russe per quanto riguarda i MAK.  Solo qualche fortunato esemplare si salvava dalla mediocrità costruttiva.

Fortunatamente oggi le industrie ottiche Cinesi, Taiwanesi etc.., magari anche sotto la pressione delle diverse aziende distributrici tipo la OMEGON (che richiede prodotti di elevata qualità per il proprio Brand e quindi controlli maggiori durante le produzioni, assemblaggi e progetti) hanno fatto un salto di qualità nella produzione di massa di strumenti ottici di alto livello costruttivo, riuscendo allo stesso tempo sia a contenere i prezzi, sia ad offrire produzioni ottiche di elevato standard qualitativo che fino a 15 anni fa costavano un occhio della testa.

So perfettamente che molti astrofili leggeranno con scetticismo questa recensione ma, se avranno la possibilità di provarne uno, sono sicuro che come me resteranno entusiasti di questo prodotto OMEGON. In catalogo ho visto inoltre una versione Maksutov da 152/1900mm F12,5 della stessa serie “Advanced” quindi costruito nella medesima maniera del modello piccolo da 127mm. FANTASTICO, se le prestazioni fossero esponenziali all’aumentare del diametro, allora anche quello sarebbe un gran bel telescopio da balcone!

Che altro aggiungere, il maksutov resta un’eccellente alternativa economica rispetto ad un rifrattore di tipo apocromatico con diametro simile ma anche di simili prestazioni visuali. Naturalmente niente vieta di portarseli anche in  giro ovunque si voglia osservare, alla ricerca magari di cieli più bui.

Come sapete, io sono un astro-testimone ma comodista, pertanto resto sul balcone di casa.  🙂

Maurizio R.

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